Se pensiamo ai posti in cui abbiamo suonato ultimamente, Orvieto e poi l’Arena dello Stretto, ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati.
Bisognerebbe fermarsi più spesso per contemplare la bellezza che ci viene donata dalle cose e dalle circostanze.
E dai luoghi.
Guardando le sponde della Sicilia da quelle di Reggio unite da un mare quasi fiabesco, ci viene da dire “caxxo che bello!”.
E passa in secondo piano il fatto che si arrivi dopo quasi tre ore di viaggio cocente (per un’autostrada in alcuni tratti ad una sola corsia) addirittura BLOCCATA.
Passano in secondo piano un po’ di cose che ci ricordano che fare musica che parli di fede è davvero una guerra.
È combattere!
Morire a sé stessi.
E soprattutto resistere!
Perseverare!
Quante volte avremmo mollato se non fosse per l’amore che proviamo per il Signore.
Quanto volte avremmo sbagliato tutto, se avessimo ceduto alla tentazione.
Ma non lo facciamo. Almeno ci proviamo a non farlo.
Lo facciamo per persone come Fulvio che con occhi bagnati dall’emozione ci presenta il figlio Giovanni che conosce tutti i testi delle nostre canzoni, più di me stesso che riesco a sbagliarle anche leggendole su due gobbi.
Lo facciamo per le suore che con il loro sorriso contagioso sono concretezza di cielo. Rimaste fino alla fine.
Lo facciamo per chi ha ballato con noi fino allo sfinimento su Basta Farlo. Su chi ha urlato pace in Rossomare. Per l’unisono di Siamo nati. Per le lacrime di Qui.
Lo facciamo per Don Michele che ci crede. Che si spacca. Che combatte ogni giorno contro chissà quanti mulini. Che con uno sguardo ha compreso il nostro peso e la nostra convinzione.
Lo facciamo per chi ci ha voluto in piazza a Reggio Calabria l’altro ieri sera.
Lo facciamo per Dio e per la nostra conversione.
E come ha detto un nostro fratello, ci sentiamo più ricchi d’amore.
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